Immagino la poesia come il movimento dello spirito che si confronta con il mondo. Oltre ogni sovrastruttura metrica o stilistica, oltre l’uso – e l’abuso – delle figure retoriche. La poesia, nella sua originaria eccezione greca, è creatura, cioè cosa che si fa, non che si discute o parafrasa, ma che si vive. Per dirla con Anais Nin, “la poesia è l’unica realtà, l’unico momento in cui siamo veramente vivi”.
Questa raccolta si compone di quattro sezioni, introdotte da tre Poesie che anticipano i temi affrontati ed esprimono il pensiero della Poetessa. L’argomento è la storia di una vita: Mia madre, Mio padre, Noi due, Per altri. Tutto parte da un sentimento di desolazione (“Oggi è il tempo del dolore …il mare ha inghiottito ogni cosa …rimane soltanto il lamento di vivere/e la fatica di essere sopravvissuti/allo strappo della carne”); la mente si arrovella vorace, senza essere appagata, senza – apparentemente – trovare scampo; si vive il peso di non essere morti con i propri cari, ma di essere in un certo senso “sopravvissuti alla vita”.
La fede è argine alla disperazione, è ciò che occorre sempre sul limitare, è ciò che trattiene dal baratro. La dannazione dell’uomo – intesa come sofferta ricerca di conoscenza, di spiegazione razionale – alternative si risolve sempre nel cuore di Dio.
L’ultimo approdo è la speranza di una pace vera, oltre la vita.